LE CATTIVE INTENZIONI DI SERGE BRUSSOLO

di Fabrizia Garbuglia

 

Anno di nascita: 1951

Patria:               la Francia (la stessa terra che ha dato i natali a Boileau & Narcejac, Halter, Steeman, 

                         Very...)

Professione:    Spaventare,   terrorizzare, impietrire, ma soprattutto

STUPIRE CON EFFETTI SPECIALI!

Un’autentica bomba che accumula gli effetti-shock del romanzo del terrore, la potenza del romanzo popolare e la violenza del giallo puro e duro, ecco come è stato definito. I suoi romanzi sono uno strano miscuglio tra le astuzie proprie del giallo classico, l’assassino squilibrato tipico del noir e un certo genio poligrafico che appartiene all’autore, ereditato  forse da quei pazzi forsennati del feuilleton del secolo scorso. Brussolo ha innegabilmente del talento e lo prova in qualunque registro si cimenti. Una maniera di sfidare particolare che sembra più una sfida a se stesso che al lettore. Maestro dello strano e provocatore di sudori freddi, infesta paesaggi futuristi della fantascienza investendo poi felicemente le terre nere del romanzo criminale.  Passa dal thriller all’enigma puro (le visiteur sans visage), alla suspense (armés et dangereux) al girovagare nei labirinti urbani (le chien de minuit - prix du roman d’aventure 1994),  la sua opera disinnesca i cliché della nostra epoca e anticipa le scommesse a venire.

In Italia lo conosciamo poco e solo come scrittore di fantascienza ma come già detto si è cimentato come autore di thriller e giallo con risultati sorprendenti.

Parlare di tutta l’opera di Brussolo sarebbe un'impresa titanica giacché, pur essendo un autore recente è fra i più prolifici. La sua carriera inizia nel 1972 scrivendo novelle fino al 1981 data in cui uscì il suo primo romanzo di fantascienza, “Les sentinelles d’ Almoha” versione riveduta e allungata di una sua precedente novella del 1975 LA REDEMPTION. Dal 1982 inizia la sua attività di romanziere con più di un romanzo l'anno, arriva talora a punte di quattro o cinque libri scritti in un anno. Al momento attuale la sua produzione completa è vastissima, mi propongo dunque di presentare solo alcuni libri fra quelli più propriamente legati al giallo nel tentativo di rendere l’idea di un autore così poliedrico.

I primi romanzi brussoliani che ho incontrato navigando nel pianeta del poliziesco sono quelli della miniserie di Conan Lord (due soli libri) il cui personaggio principale è un singolarissimo giovane, Tiny, affetto da una malattia che gli impedisce d'invecchiare. Somiglia infatti in tutto e per tutto ad un ragazzino di dieci anni pur essendo un uomo di circa trenta. Dalla breve biografia che ne fa l’autore sappiamo che ha lavorato per un certo tempo in un circo dove ha conosciuto Peggy Cableford, domatrice di leoni e sua compagna d'avventura ma che nel tempo del romanzo fa di professione il ladro.

Il primo romanzo s’intitola “Carnets secrets d’un cambrioleur” (Taccuini segreti di un ladro) e il protagonista deve rubare un quadro nel quale è rivelato il nome di un assassino, un tagliatore di teste che ha ucciso parecchi ospiti di uno strano castello. Un quadro piuttosto singolare che non può essere esposto alla luce altrimenti diventa completamente nero, lo si può vedere solo per pochi secondi alla luminosità di una lampada rossa molto scura. Il secondo romanzo della serie s’intitola “Le pique-nique du crocodile” (il picnic del coccodrillo) e il protagonista è assoldato da un uomo terrorizzato dai coccodrilli fin da bambino. Un’oscura tradizione vuole che tutti i bambini della sua famiglia dagli otto ai dieci anni possano concorrere alla ricerca di un favoloso tesoro su un'isola delle Everglades, ma tutti quelli che ci provano vengono inspiegabilmente mangiati dai coccodrilli.

La strana tecnica narrativa di Brussolo propone sempre misteri incredibili e folli conditi da favolosi tesori. In “Armés e dangereux” (armati e pericolosi), per esempio l’humus è rappresentato dalla leggenda di due ladri alla Bonnie & Clyde che sono morti crivellati di proiettili in una vecchia casa padronale poco dopo aver  nascosto il bottino delle loro rapine. La vicenda si dipana fra le mura di quella stessa casa in cui si aggirano i fantasmi dei due criminali. Ma sono proprio dei fantasmi? La suspense serra la gola del lettore incauto. Ma questi sono soltanto i primi inizi di trama del pianeta Brussolo. La trilogia che vede come protagonista lo scrittore Oswald Caine è caratterizzata da trame più tipicamente thriller e i titoli sono: “Avis de tempête” (avviso di tempesta) versione riveduta e corretta di DERELICT, “Bunker” e “Sécurité absolue” (sicurezza assoluta). Nel primo la storia si svolge su un relitto che galleggia nel mare abbandonato e pieno di lingotti d’oro, bottino della Seconda Guerra mondiale. Nessun pericolo in apparenza ma abbordare il vascello fantasma sarà come scoperchiare il vaso di Pandora, si corre il rischio di risvegliare le ombre di una vecchia dittatura, entrare in un labirinto dove lo spettro di un seviziatore divenuto ancora più folle per la solitudine si aggira libero di terrorizzare ancora. Se oltre alla paura, alla pazzia e alla morte ci aggiungete tre passeggeri clandestini il folle gioco di Brussolo è fatto. In Bunker si ripete il leitmotiv della guerra mondiale e del tesoro nascosto, solo il panorama cambia. Un vegliardo mitomane è l’inconsueto portiere di un bunker abbandonato che veglia sulle rovine di un laboratorio degno dei “dottori” maledetti del III Reich. I fantasmi stavolta sono i soldati della croce uncinata e il luogo è una vecchia città balneare dove la giungla e le scimmie ormai invadono i marciapiedi e le cabine telefoniche.

L’ultimo della serie è anche il più strano, Sécurité absolue narra la storia di un lussuoso residence californiano, l’Oasis, costruito ai bordi del deserto Mohave. Col pretesto della sicurezza degli ospiti, vengono piazzate delle telecamere e delle microspie nascoste dappertutto, una sorta di grande fratello pazzo e si racconta che tutti quelli che abitano là sono vittime consenzienti di questo curioso rituale. E’ davvero possibile vivere in un tale inferno senza diventare pazzi? E se la realtà fosse ancora peggiore? E se la realtà di Brussolo fosse mille volte peggiore di qualsiasi altra vostra idea?

Il fascino della sua scrittura sta soprattutto nelle trovate geniali e inconsuete, in come evolve idee apparentemente semplici in trame complesse e febbrili. Forte della sua esperienza in un ospedale psichiatrico, riesce a trovare embrioni di pazzia ovunque, poi li nutre e li cresce fino a farli diventare creature mostruose che offre ai lettori alla sua mercé.

La serie, per esempio, che tratta del Medioevo e che ha come protagonista Jehan de Montperil rappresenta un Medioevo che non ha nulla a che vedere con l’idilliaca visione di Ellis Peters, né con la letterarietà di Eco. Il Medioevo di Brussolo è agghiacciante, aspro, duro, come un sobborgo di Harlem perso nella giungla nera. In “Le château des poisons” (il castello dei veleni) il cavaliere di Montpéril è alle prese con un castello il cui padrone, secondo Irana, un trovatore donna, è affetto dalla lebbra e se si sposerà contaminerà  e trascinerà alla morte la sua giovane sposa. Irana vorrebbe convincere Jehan ad impedire il matrimonio, ma questa è solo la battuta d'apertura. Nel romanzo l’autore sfrutta la dicotomia che si sviluppa in ogni religione o morale fra Dio e il Diavolo o il Bene e il Male. Più la percezione, la presenza di Dio è forte più l’immagine del Diavolo o del Male è importante e onnipresente. Ed è Dorius, un piccolo monaco che assume Jehan per assicurarsi il viaggio che lo condurrà al castello dei veleni, il miglior vettore promozionale di Satana. E’ il monaco che genera e garantisce l’esistenza di Dio che rende reale e credibile Satana in persona. Brussolo riesce ad appropriarsi con competenza dello spirito dell’epoca e ci propone di fare il giro della proprietà mostrandoci l’ambiente dei tornei, le loro sfide, le battaglie, le credenze e le leggende che nutrivano il popolo, ci fa visitare le capanne, i castelli, le sale di tortura, condividere l’atmosfera dei banchetti, il funzionamento di una società feudale e le mille cose della vita quotidiana. Ma non s'accontenta di una semplice ricostruzione, riesce a fare suo il clima di un’epoca, rivisita il passato per integrarlo al suo universo fantastico e angosciante, s’interessa ai fatti della società trasponendovi il meccanismo del thriller.  Così con lo sbieco dei personaggi evoca motivazioni di certi partecipanti alle crociate, gli incidenti di viaggio lontani, l’apporto di idee nuove, l’apertura verso le nuove scienze e le tecnologie. Fa un giudizioso accostamento assimilando la lebbra ad uno dei flagelli del nostro secolo, l’AIDS. Queste due malattie conducono agli stessi effetti, alle stesse paure e agli stessi fenomeni di rigetto e di esclusione. In “L’armure de vengeance” (L’armatura della vendetta) Jehan è incaricato di scortare nel profondo di una foresta sei becchini che trasportano una bara bardata di ferro. Devono seppellire un'armatura vuota, un'armatura malefica e assassina che si muove da sola e dopo mezzanotte ripete i gesti di morte appresi sul campo di battaglia. Un’inchiesta gotica e violenta con un’armatura leggendaria che rende invincibile chiunque se ne rivesta. Ma quale sarà la verità?

“Le manoir des sortilèges” ha come protagonista lo scudiero Gilles ed inizia con un inquietante avvertimento ai lettori:

“Gli atti di cannibalismo evocati più avanti furono frequenti nel Medioevo e non sono ravvivati dalla fantasia dell’autore. Perpetrati durante le carestie fecero numerose vittime soprattutto fra i bambini.  Quanto alla personalità di Gilles de Rais - al quale si fa allusione - è complessa è soggetta ad ogni polemica, giacché oggi non si sa se il famoso Barbablù fu effettivamente un satanista e un uccisore di bambini recidivo o un innocente preso nella rete di un complotto ordito in alto loco. D’altra parte conviene precisare, secondo l’uso stabilito, che i personaggi descritti dall’autore sono immaginari. Se per coincidenza i nomi dei personaggi esistono realmente ed interferiscono con la fiction non può trattarsi che di una malaugurata coincidenza e l’autore non può esserne ritenuto responsabile.”

 

Non credo di dover aggiungere altro. Wow!

Credo che a questo punto sia il caso di coniare una nuova espressione per autori come Brussolo che non sono prosecutori del giallo classico, né del noir, né dell’hard boiled ma creano un nuovo genere che si potrebbe definire il giallo fantastico - come i francesi - oppure giallo gotico, un genere che prende le sue radici forse dai primi film gialli di Dario Argento, vedi “L’uccello dalle piume di cristallo”.

La lista di libri che potrei descrivere e ancora molto lunga ma preferisco limitarmi a questi e lasciare che l’autore stesso parli.

 

Ecco uno stralcio d'intervista apparso sulla rivista francese Parallèles in occasione dell’uscita di “CHATEAU DES POISONS”:

 

- QUAL E’ LA SUA DEFINIZIONE DI GIALLO, GIALLO FANTASTICO?

Un’esperienza dei limiti che ci getta fuori di noi stessi e c’insegna a diventare dei sopravvissuti. Un acceleratore di sensazioni che ci fa sentir più vivi che mai. E’ per questo che il solo giallo che m’interessi è quello della vittima, del poliziotto o dell’investigatore me ne frego. Non subisco il fascino “poliziesco”. L’ispettore e il detective m'annoiano. Il solo sguardo che m’interessa è quello della preda, quello del cacciatore. Ma quando entrano in gioco la brigata di polizia, il commissariato il libro mi casca dalle mani. Ce ne sono sempre stati di libri così. Da quando avevo dodici anni... Maigret mi faceva sbadigliare, gli preferivo Fantômas o Lupin.

 

-SPESSO E’ IMPOSSIBILE INCONTRARE UN AUTORE SENZA EVOCARE LA MEMORIA DI HAMMETT O DI CHANDLER. HANNO AVUTO UNA QUALCHE INFLUENZA NEL SUO LAVORO?

Hammett e Chandler mi hanno sempre profondamente annoiato. Quando ero giovane venivano considerato come autori intellettuali, cioè noiosi. D’altra parte sono persuaso che si evoca molto più spesso la loro memoria di quanto li si legga. Non c’è nulla che mi tocchi nella loro scrittura. Il mondo degli investigatori privati, come ho già detto non mi ha mai interessato, non fanno parte della mia famiglia.

 

-E QUALI SONO DUNQUE GLI AUTORI CHE HANNO AVUTO UNA QUALCHE INFLUENZA SULLA SUA OPERA?

Per il giallo James Hadley Chase, che scriveva storie immorali, viziose di cui io e miei amici eravamo golosi durante la nostra adolescenza. Cito a casaccio: Jean Ray, Mandiargues, Thomas Owen, Lewis, Stoker, ma potrei aggiungere anche Ionesco... e soprattutto Gustave Le Rouge con il suo magnifico Docteur Cornélius, di cui nessuno si ricorda oggi. Infine m'impregnavo di Alexandre Dumas. La Dame de Monsoreau, notoriamente opera sconosciuta soppianta i più famosi Trois Musquetaires. Ero attirato dai giganti della letteratura popolare, i creatori un po’ mostruosi, passavo da un genere all’altro senza problemi, non sono mai stato un lettore monomaniaco.

 

-IL GIALLO E' UN GENERE LETTERARIO CHE HA PROFONDAMENTE MARCATO IL 20° SECOLO. COME PENSA CHE SARA’ LA SUA EVOLUZIONE FUTURA?

Penso che la proliferazione di storie senza originalità che si sta propagando oggi nella letteratura e sugli schermi, sempre a base di serial killer e di “giovani medici legali geniali” disgusterà presto il pubblico, come il néo-polar l’aveva disgustato precedentemente per i suoi discorsi demagogici e semplicisti. Un riflusso sta per innescarsi, e il giallo rientrerà nell’ombra come è già successo nel passato. Il dramma del giallo è di essere sempre stato dilaniato fra i due estremi: il populismo e l’intellettualismo. Il primo è versatile, il secondo non fa vivere gli editori. La moltiplicazione delle collezioni di thriller accelera la catastrofe. Certi editori ne sono d’altra parte coscienti. Come sempre, si usa la moda ad oltranza, gettando sul mercato testi di serie Z, pallide copie di best-seller raffazzonate. Ho un po’ paura che dopo una breve impennata di popolarità, il giallo rientri in una semiclandestinità e non riprenda il cammino che per piccolissime vendite.

 

-IN LES OMBRE DU JARDIN LEI INSISTE SUI RAPPORTI CHE LO SCRITTORE DI LETTERATURA IMMAGINARI INTRATTIENE CON “L’ESTABLISHMENT”. LEI FA DIRE A CARMEN: “NEGLI AMBIENTI LETTERARI NON SONO MOLTO AMATI I NARRATORI, GLI IMMAGINATORI. ALEXANDRE DUMAS CI FA LA FIGURA DI UN AMABILE BURLONE”. COME SPIEGA QUESTO DISPREZZO PER LE LETTERATURE PARALLELE CHE SI TROVANO SPESSO ANCHE NEGLI AMBIENTI UNIVERSITARI? COATMEUR CI PARLO’ DI UNA CERTA GELOSIA...

E’ il fatto di raccontare una storia che è sospetto. Si sentirà spesso dire negli ambienti di letteratura generale, che solo i bambini reclamano le storie. Raccontare delle storie è un po’ indirizzarsi ad un pubblico infantile. Non al VERO pubblico delle persone intelligenti e colte che da un libro si aspettano delle analisi... non un divertissement. Non credo che la ci sia la minima gelosia, propenderei piuttosto per una sorta di disgusto. L’immaginazione è quasi la mitomania, qualcuno che ha dell’immaginazione è un malato mentale. Le persone serie non hanno immaginazione, almeno questo è ciò che pensa una certa intellighenzia letteraria. Spesso sono stato pregato, in privato, di smettere di raccontare storie e di attaccarmi alla vera letteratura invece di perdere tempo a scarabocchiare dei gialli. Mi pregavano di “smettere di guastare il mio talento” nei generi minori.

 

- LA SUA IMMAGINAZIONE TRIONFA IN TUTTI I GENERI. LEI OPERA NEL THRILLER, NEL FANTASTICO, NELLA FANTASCIENZA, NEL ROMANZO PSICOLOGICO, NEL ROMANZO STORICO E NEL ROMANZO PURO E SEMPLICE. COSA DOVREMO DIRE DI LEI ALLE GENERAZIONI FUTURE: SERGE BRUSSOLO, IL NARRATORE, L’AUTORE, IL ROMANZIERE...

Ho sempre desiderato essere un narratore, perché c’è un fascino universale per i narratori di storie. Il narratore di storie è colui che cambia una realtà stagnante, smorta, assurda, in un destino... E’ ciò che si riesce a far credere improvvisamente, che la vita ha un senso e che può condurre da qualche parte. Dà un'unità alle cose, pianta dei cartelli indicatori, stabilisce dei segnali.

 

-FRA I SUOI RACCONTI I THRILLER OCCUPANO UN POSTO IMPORTANTE. COME LI COSTRUISCE?

E’ una partita a scacchi col lettore. Bisogna che la dimostrazione finale abbia una certa bellezza intellettuale. Che il giro dell’oca abbia la seduzione di una magnifica formula matematica. Occorre sfociare in un’estetica del trucco magico che sia semplice e complicato allo stesso tempo. Un thriller che si riassume nella sua sola azione mi pare sempre un po’ debole. Non vi trovo alcun piacere come quando  ci si mischia un tocco di mistificazione, di prestidigitazione.  Altrimenti, lo trovo un po’... facile. La suspense non è tutto, mi serve anche altro nutrimento. Un colpo finale che mi fa scoprire all’improvviso che sono stato manipolato fin dall’inizio.

 

-I SUOI ROMANZI ESPLORANO A MERAVIGLIA LE DIVERSE MANIFESTAZIONI DELLA PAURA. ASSOCIA SPESSO LE SENSAZIONI PSICHICHE DELL’ANGOSCIA CON DELLE REAZIONI CORPORALI CHE OGNI UOMO POTREBBE AVERE DAVANTI AD UNA SITUAZIONE “LIMITE”. SEMBRA QUASI MARCHIARE TUTTE QUESTE MANIFESTAZIONI, NON LE PARE DI COMPORTARSI COME UNO PSICHIATRA CHE OSSERVA E DIPINGE I SUOI PAZIENTI DAVANTI AD UNA REALTÀ’ CHE SPESSO LI SUPERA?

Un autore deve essere anche attore, mettersi nella pelle di un personaggio. Per questo deve avvicinarsi a certi campionari d’umanità, ciò che io ho avuto occasione di fare. Ho potuto spesso parlare con persone che avevano vissuto delle esperienze terribili, soprattutto in guerra. La guerra in ciò che ha di più terribile. Ho anche vissuto con malati mentali, conosco intimamente il loro modo d’essere. E quest’esperienza ha nutrito i miei libri, da qui certi leitmotiv come la follia e la guerra.

 

-IN QUEST’ORDINE DI IDEE, QUAL E’ SECONDO LEI IL GENERE PIU’ PROPIZIO AD ESPORRE E SVILUPPARE LA PAURA, L’ANGOSCIA, L’IDEA DI UN PERICOLO POTENZIALE?

Ogni genere è propizio a questo tipo di lavoro. Non bisogna imporsi delle false costrizioni, non bisogna aver paura di mischiare i generi. Nulla è stagnante.

 

-RITORNIAMO AL SUO THRILLER FANTASTICO: LE CHATEAU DES POISONS. PENETRIAMO DI NUOVO, DOPO L’ARMURE MAUDITE NELL’UNIVERSO DEL MEDIO EVO. COSA LE PIACE DI QUEL PERIODO?

E un periodo dove il mondo è ancora un divenire, dove niente è ancora definito, tutto convive: il cattolicesimo e gli dei pagani. Un’epoca dove era facile uccidere perché le mentalità erano molto diverse. E’ interessante demistificare le leggende: i preti cavalieri dal grande cuore... le crociate...

Il diavolo diverta uno strumento politico. Dietro a tutto c’è una gestione della superstizione. Una gestione economica e politica. In quell’epoca il portiere ha le stesse mire della CIA. Si ordinava ai preti di essere presenti fin nelle alcove, regolamentavano tutti i momenti della vita, anche i più intimi. Soprattutto i più intimi. Si doveva essere totalmente trasparenti davanti a loro, ogni casa diventava una casa di vetro. La nozione di vita privata non esisteva più.

 

-QUESTO MONDO IN TRASFORMAZIONE E’ ANCHE PROFONDAMENTE MARCHIATO DA CREDENZE E SUPERSTIZIONI. LA PAURA E’ UN’ATTITUDINE COMPORTAMENTALE NORMALE. L’UOMO VIVE QUOTIDIANAMENTE LA PAURA E SE NE LIBERA. JEHAN DE MONTPERIL AFFRONTA LA FOLLIA PASSIONALE DEGLI UOMINI. AL DI LA’ DELLE CREDENZE, LUI SI BATTE CONTRO L’INTELLIGENZA E NON CONTRO LE SUPERSTIZIONE. CONDIVIDE QUEST’OPINIONE?

Jehan vive in un mondo dove la vita è breve e non vale molto. La morte è quotidianamente presente, la vita è troppo corta specialmente per i bambini. Si sente in molti genitori la volontà di non attaccarsi troppo a degli esseri che forse non vivranno che qualche mese e rischiano in ogni caso di morire prima dei cinque anni. Questa fragilità dell’esistenza determina una certa attitudine in rapporto alla vita. Non c’è tempo di girare i pollici e di lasciarsi andare agli stati d’animo, come noi abbiamo un po’ troppo la tendenza a fare.  Quando si sa di poter morire nella giornata, s'impara a gioire delle cose semplici. Jehan è impastoiato nelle sue credenze, incastrato fra il paganesimo e il cattolicesimo. A 33 anni è già un vecchio uomo o quasi, si trova in un periodo cardine di un mondo in trasformazione. Non sa a cosa deve credere, è molto confuso. Vuole sopravvivere prima di tutto. Non è un campione di verità, una sorta di Guglielmo di Baskerville, come il personaggio di Umberto Eco, no, prova bene o male a togliersi dal pantano in cui è caduto. Avanza a tastoni. Si batte prima di tutto contro la macchina che prova a stritolarlo.

 

-IL ROMANZO SEMBRA SPESSO RASENTARE LE TERRE DEL FANTASTICO. COME HA DELIMITATO LE FRONTIERE FRA I DUE MONDI?

Nel Medio Evo questa delimitazione non esiste. Le forze soprannaturali fanno parte della vita di tutti i giorni. La Chiesa che pretende di combattere il diavolo si serve in effetti di lui per stabilire la sua autorità. Senza di lui, non è niente, è Satana che gli dà la licenza di punire. Per combattere il diavolo tutto è permesso. Ecco un sistema ideologico unificatore.

-L’INCHIESTA CHE CONDUCE IL CAVALIERE DI MONTPERIL APPORTA OGNI GIORNO DEI NUOVI DATI, SPESSO CONTRADDITTORI A VOLTI DEPISTANTI. NON AIUTA MAI I SUOI LETTORI A METTERE PIEDE SULLA TERRA FERMA?

Il lettore ama essere depistato, manipolato, girato nella farina. E’ molto ludico, fa parte del gioco. E’ quasi interattivo. Prova a risolvere l’enigma mentre gli metto i bastoni tra le ruote.

 

-RITORNIAMO AL PERSONAGGIO DI JEHAN E ALLA COPPIA CHE FORMA CON IRANA. CHE PUÒ DIRCI SU QUESTA COPPIA? IL PERSONAGGIO FEMMINILE HA DI NUOVO UN POSTO CENTRALE NEL ROMANZO. MA SIAMO LONTANI DALLE FRAGILI EROINE MARCHIATE DAL FATALISMO, VERO?

Nel Medio Evo le donne erano poco stimate, le infantilizzava e le trattava quasi come animali sprovvisti di ragione e di libero arbitrio, come fossero animali da compagnia... nondimeno delle forti personalità femminili si sono elevate dalla massa delle vittime. Si può pensare che Irana faccia parte di queste ultime.

 

-IRANA AGISCE E PENSA IN MODO RAZIONALE, NON SEMBRA INFLUENZATA DAI MALEFICI, DALLE SUPERSTIZIONI E DAGLI ATTI DIABOLICI, E COSI’?

E’ un personaggio che vede chiaro nel gioco dei preti. Qualcuno che ha viaggiato molto e che si è confrontata con altre culture, cosa capitale all’epoca per relativizzare la tirannia intellettuale esercitata dalla Chiesa. Sa per esempio che la migliore medicina non è quella occidentale ma orientale. Ha preso le sue distanze e questo è tutto.

 

-UN ASSASSINIO O UN ATTO CRIMINALE SEMBRA PIU’ MALEFICO PIÙ TERRIFICANTE QUANDO VIENE REALIZZATO DA UNA DONNA?

No, le donne come gli uomini sono esseri di passione e violenza. Sono capaci di tutto, gli archivi della polizia lo provano.

 

-QUAL E’ IL SUO GENERE PREDILETTO?

La paura, l’angoscia, il mistero che si può declinare nei differenti generi, non necessariamente in una collezione etichettata giallo o orrore.

 

-QUAL E’ IL SUO PERIODO PREDILETTO?

L’antichità greca e latina, il Medio Evo...

 

-QUALI SONO I LUOGHI CHE APPREZZA PARTICOLARMENTE?

I luoghi selvaggi, le falesie, le foreste, le rovine, il bordo del mare quando annuncia la tempesta.         

Che tipo, eh?

 

Ma torniamo all’esame dell’autore. La prima impressione che offre al lettore la scrittura di Brussolo è quella della gratuità e della facilità. Non conosce di certo l’ “odissea” della frase di Flaubert, né lo scacco del giovane narratore d Proust. Non evita talvolta la piattezza né i cliché che si ripetono di romanzo in romanzo come la ripetizione di parole o di espressioni. Ma Brussolo afferma che la costruzione perfetta non lo preoccupa, che l’opera d’arte “curata” e “geometrica” non l’interessa. In altre parole non ci tiene a mettere in piedi un testo formalmente perfetto ma qualcosa di devastante, qualcosa che possa provocare stupore e che il lettore percepirà come uno shock violento.

Questa sua volontà porta Brussolo a creare delle immagini che colpiscono, delle forme materiali inedite e dei mondi insoliti che, anche se di una coerenza estrema e provvisti di senso - chiusi insomma in una trama banale - rinviano ad un sistema di rapporti diversi già conosciuto. Per la costruzione di questi universi fittizi suscettibili di stupire il lettore, Brussolo cerca di stabilire delle associazioni inattese e dei reticolati di analogie, esplora il linguaggio fino alla fine cioè ne attiva tutti gli assi e non esita a trasgredirli. Questo procedimento a causa della sua ricorrenza si presenta come l’elemento determinante nello stile di Brussolo. Stolze in un articolo rimarca i suoi paragoni, come se contabilizzasse - non senza ironia - i come, i come se, e tutti gli altri mezzi per introdurre un paragone e constata: “Il romanzo brussoliano è un’incredibile parata di paragoni”. Per Brussolo i paragoni sono il mezzo più sicuro per stupire il lettore. E’ il caso dei paragoni animali che durante il romanzo diventano sempre più imponenti.

“...dei veterinari dalle mani sporche che credono ancora di lavorare sui cavalli da tiro e vaccinano i sogni COME se facessero un'iniezione ad un IPPOPOTAMO”

“Sconvolti COME quelle BALENE che vanno a morire sulle spiagge, con i loro sonar staccati.”

“... i tratti dell’infermiera si deformavano COME quelli di una MEDUSA che nuotava fra le acque”

“... due enormi edifici (...) sembravano pesare su di lui COME due DINOSAURI di cemento”

Di queste immagini iperboliche Brussolo ne utilizza a decine e con queste esagerazioni, scalza l’interesse del lettore dall’azione pura e lo concentra sull’immagine per mezzo della quale vuole sorprendere, stupire, spaesare. Ma non solo, a volte con la stessa tecnica ottiene effetti diversi, quali il satirico o l’ironico. Spesso però il paragone è un mezzo per illustrare certe complicazioni di fantasmi e fobie multiple che si possono constatare spesso in lui: divorazioni, enucleazioni, amputazioni e altre torture che il corpo può subire con l’operazione chirurgica. Certo uno stile singolare e personale che è difficile spiegare nell’ambito di poche pagine e che tuttavia colpisce proprio per la sua semplicità. Non mi resta che augurarvi Buona Lettura!

  

bibliografia

Italia:                

- Il trucco della fortuna (La piège à chance, racconto) trad. Bruno Baccelli  in LUCIFERO fanzine SF

- La bicicletta di Asmodeo (Funnyway, racconto) trad. Fabio d’Andrea in l’Eternauta, i fumetti più     

   belli del mondo.

- Sonno di sangue (Sommeil de sang, romanzo SF) trad. Mario Morelli, in Urania 1104

- I seminatori di Abissi (Les semeurs d’abîmes, romanzo SF) collana Urania 1061

- I soldati di catrame (Les foetus d’acier, romanzo SFf trad. Mario Morelli Urania 1081

- Terra di uragani (Rempart des naufrageurs, romanzo SF) trad. Mario Morelli Urania 1094

- La notte del bombardiere (La nuit du bombardier)  trad. Maurizio Vinelli, Urania 1119

- La collera delle tenebre (La colère des ténèbres, romanzo SF) trad. Mario Morelli Urania 1040

 

Francia (solo gialli):

- LE NUISIBLE (rom. pol.) DENOEL 1982

- LA MAISON VENENEUSE (rom. pol.) FLEUVE NOIR 1985 = BUNKER versione riveduta

  GERARD DE VILLIERS 1993

- LE MURMURE DES LOUPS (rom. pol.) DENOEL 1990

- LES EMMURES (rom. fantast. thrill.) GERARD DE VILLIERS 1990

- SECOURITE ABSOLUE (rom. pol.) GERARD DE VILLIERS 1993

- DERELICT (rom. pol.) GERARD DE VILLIERS 1993 = AVIS DE TEMPETE versione riveduta  

   LE MASQUE 1997

- LA ROUTE OBSCURE (rom. pol.) DENOEL 1993

- ARMES ET DANGEREUX (rom.pol) LE MASQUE 1993

- LE CHIEN DE MINUIT (thriller) LE MASQUE 1993

- LE VISITEUR SANS VISAGE (rom. pol.) LE MASQUE 1994

- CONAN LORD, CARNETS SECRETS D’UN CAMBRIOLEUR (rom. pol.) LE MASQUE 1994

- LE SOURIRE NOIR (thrill.) LE MASQUE 1994

- LA MAIN FROIDE (thrill.) LE MASQUE 1994

- CONAN LORD , LE PIQUE-NIQUE DU CROCODILE (rom. pol.) LE MASQUE 1995

- LA FILLE DE LA NUIT (thrill.) LE MASQUE 1996

- LE CHATEAU DES POISONS (thrill. stor.) LE MASQUE 1997

- LES ENFANTS DU CREPUSCULE (thrill.) LE MASQUE 1997

- LE LABYRINTHE DE PHARAON (pol. stor.) LE MASQUE 1998

- LES PRISONNIERES DEL PHARAON (pol. stor.) LE MASQUE 1999

- LA CHAMBRE INDIENNE (rom. pol.) 1999

- LE MANOIR DES SORTILEGES (pol. stor.) 1999